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Better Call Saul: la recensione della quinta stagione

Better Call Saul: la recensione della quinta stagione

Better Call Saul è arrivata alla sua quinta e penultima stagione e in molti cominciano a chiedersi se non abbia raggiunto, se non superato, Breaking Bad.

Locandina di Better Call Saul con voto

Stagione 5

AMC

2020

5/5

A distanza di sette anni dalla sua ultima messa in onda, Breaking Bad è ancora considerata da molti come una delle migliori serie tv mai realizzate, con oltre sedici Emmy Awards vinti. Lo stesso non si può tuttavia dire per la sua serie spin-off, Better Call Saul, la serie giunta alla sua quinta e penultima stagione e che vede protagonista l’avvocato Saul Goodman in un prequel che ne ripercorre la sua carriera pre-Breaking Bad, che nonostante le tantissime candidature ancora manca di una vittoria.

Ma per chi la segue comincia a divenire sempre più difficile il confronto con la serie madre e in molti cominciano a chiedersi se Better Call Saul non abbia raggiunto, se non superato, gli altissimi livelli della pluripremiata Breaking Bad.

Tutto, dalla regia quasi cinematografica e dalle caratteristiche inquadrature alla Breaking Bad, alla potentissima scrittura, in grado di costruire lentamente l’evoluzione dei suoi personaggi e le azioni e conseguenze in cui si muovono, porta Better Call Saul ad essere uno dei migliori spin-off in circolazione, con livelli di perfezione che non sono facili da raggiungere nell’ambito televisivo. E la scrittura di questa serie è, insieme all’incredibile caratterizzazione dei suoi personaggi, la colonna portante di Better Call Saul: il ritmo lento e paziente si prende tutto il tempo per costruire personaggi e situazioni che riescono a raggiungere picchi di tensione e azione difficili da eguagliare.

Saul Goodman alla fine della quarta stagione

S’all good, man!

Jimmy McGill ci aveva lasciati così alla fine della scorsa stagione, esterrefatti dopo un episodio emotivamente complesso che si concludeva con il colpo di scena migliore che potessimo aspettarci. In quel momento Jimmy McGill, sepolto definitivamente il fratello che gli era così caro e da cui non aveva mai ricevuto nulla oltre che freddezza nei suoi confronti, era venuto a patti con la sua nuova identità di Saul Goodman, accettando una volta per tutte di lasciarsi alle spalle ogni tentativo di seguire le orme del fratello maggiore.

E quel momento ci guida direttamente in una potentissima quinta stagione in cui il nostro Saul Goodman inizia a fare i conti con il personaggio che tutti conosciamo: dopo l’inizio burrascoso della sua carriera da avvocato, ormai abbandonata ogni remora entra a gamba tesa nell’ambiente dove sa muoversi meglio. E lo vediamo così alle prese con ladri, spacciatori e prostitute, a difendere l’indifendibile con la sua parlantina unica e scovando così una nicchia che conosciamo bene e che lo avvicina sempre più al Saul Goodman che tutti conosciamo. Ma azioni generano conseguenze ed è così che Saul si ritrova invischiato nell’ambiente del cartello, sfruttato come pedina per raggiungere i loro scopi.

Better Call Saul: un cono gelato alla menta sul marciapiede buttato da Saul Goodman

It’s not about what you want. When you’re in, you’re in.

Le trame si intrecciano e infittiscono: rientrano in scena Nacho Varga (Michael Mando) e Lalo Salamanca (Tony Dalton), in un rapporto che si fa sempre più teso, grazie anche a un gioco di scrittura con lo spettatore che lo mette a conoscenza di un segreto che pone Nacho in una situazione di grave pericolo.

Tony Dalton invece ci regala un’interpretazione da brividi nella caratterizzazione di un personaggio all’apparenza gioviale ma sottilmente molto pericoloso, protagonista in questa stagione di una delle migliori scene di tensione dell’intera serie, difficile da scrollarsi di dosso.

È Rhea Seehorn, nei panni di Kim Wexler, a rubare così la scena al nostro Saul, in un momento in cui la sua parlantina fatica a salvarlo da una situazione così pericolosa. Attrice che ha dato più volte prova di una grandissima capacità attoriale, porta in questa stagione Kim Wexler al punto di quasi non ritorno: contrariamente all’atteggiamento spesso sleale e scorretto di Saul, Kim ha sempre mantenuto una certa rigidità e un attaccamento alle regole che solo in poche e brevi occasioni Saul riusciva a farle perdere. Il cambiamento sembra tuttavia arrivare nella nuova stagione e l’evoluzione di questo personaggio lascia il dubbio sulle sue sorti nell’immediato futuro: la domanda che tutti si fanno è dove finirà questo personaggio di cui non si hanno notizie in Breaking Bad.

Saul Goodman e Mike camminano nel deserto

Dopo una quarta stagione che dava loro molto spazio, è tuttavia quasi nulla la presenza di Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks) e Gus Fring (Giancarlo Esposito), ormai dentro alla disputa con i Salamanca e decisi a venirne fuori vincitori a tutti i costi. Sono forse loro i calcolatori alla base della scena con cui si chiude la quinta stagione?

La soluzione alla domanda sembra ovvia, ma non è detto che qualche sorpresa non possa attenderci dietro l’angolo.

La quinta stagione, dopo che Peter Gould ha preso definitivamente le redini della serie poiché Vince Gilligan era impegnato nella realizzazione di El Camino, ci lascia così con il fiato sospeso dopo episodi del calibro di Bagman e Bad Choice Road, in attesa di una sesta e ultima stagione che, si spera, chiuderà con il botto la storia del nostro Saul Goodman.

Gaia Galimberti

Laureata in Scienze dei Beni Culturali all'Università degli Studi di Milano, è cresciuta fantasticando mondi attraverso i libri e, dopo essersi innamorata del cinema, fatica a trovare il tempo per correre dietro a tutte le sue passioni. Sogno nel cassetto: scrivere un libro.

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